S. PASQUA

“Vorrei tanto che questo augurio pasquale fosse il meno generico possibile….Ricorrero’ allora alla suggestione  del macigno, che la mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro rimosso dal sepolcro.

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Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione  con l’altro. È  il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato…Pasqua allora sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera dei rapporti nuovi……”

(Don Tonino Bello)

Auguri!

Concetti di Luce

Per chi è a Roma ed è interessato.

Mostra di Claudio Spada, mercoledì 21 marzo, ore 18, fino al 1 aprile alla galleria Vittoria via Margutta 103.

Città sul pino tec.mista su tela 130x100 2018-1

Città sul Pino.

L’artista usa la luce come suo strumento per scoprire, indagare, scandagliare la realtà. Questo lo porta a guardare oltre la materia e, seguendo le vibrazioni dei suoi colori smaglianti, scorge il passato e il futuro. Se osserviamo attentamente una sua opera di questa ultima mostra, ci ritroveremo persi in mille pensieri e suggestioni. Una città con tutta la sua umanità rifugiatasi su di un albero, come rimpiccioliti, per stare più vicini, in contatto fra di noi, con i nostri trascorsi e i nostri sogni. Le pennellate bianche portano il sole, mentre il blu indaco ci sorregge. Un’umanità così variopinta, così come noi siamo, che quasi vuole uscire dalla tela spingendo verso l’alto.

Verso la vera luce

Ponte sulla città olio su tela 2017

Ponte sulla città

 

 

 

Come state?!🤔

Vi sono mancata?! Non credo molto, ma pazienza. La mia idea era di prendermi un mese di ferie da tutto…anche dal blog, ma un’amica mi ha inviato questo scritto è mi sono sentita in dovere di proporvelo.

Appello di padre Alex Zanotelli* ai giornalisti italiani:

«Rompiamo il silenzio sull’Africa.
Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo

Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.

So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.

Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.

È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.

È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).

Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.

Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.

Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.

Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.

Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.

E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).

Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?

Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa.

profughi

*Alex Zanotelli è missionario italiano della comunità dei Comboniani, profondo conoscitore dell’Africa e direttore della rivista Mosaico di Pace

 

Buon proseguimento di vacanze e a risentirci…..

Pace

Ragazzi, non so voi, ma io ogni giorno che passa sono sempre più preoccupata per questo nostro povero mondo. Sento l’odore della guerra diventare sempre più forte e sempre più vicino. Ma quale è la malattia degli uomini per cui si sono sempre combattuti in ogni luogo e in ogni tempo? Prima era semplice sopravvivenza, poi sono subentrate le conquiste, il potere e così via…Siamo tutti fratelli e ci uccidiamo, che senso ha? Se guardiamo anche nel piccolo spesso si fa la guerra anche in famiglia, quanti fratelli arrivano alle mani o si combattono tramite avvocati o non si parlano per anni?! Padri contro i figli e viceversa. Vogliamo poi parlare delle coppie. Sono solo in due eppure tantissime volte arrivano ad odiarsi. La “Guerra dei ROSES” docet, per chi vuol farsi un’idea https://www.youtube.com/watch?v=SFPYN_iKUws. E’ difficile andare sempre d’accordo, ma si può fare. Basterebbe saper rinunciare, un poco, non tanto. A volte solo il falso diritto di aver ragione!

Combattendosi alla fine si perde entrambi, lo sappiamo, ne abbiamo avuto decine di dimostrazioni, eppure continuiamo. Non so, penso sempre di più che siamo realmente malati e che questa sia la malattia peggiore dell’umanità, mai diagnosticata e mai curata. La terapia sarebbe semplice: generosità, dolcezza, gentilezza…amore.

Pace a voi tutti fratelli miei!

mazzo di fiori

 

Ritorno

Ciao ragazzi tutti,

scusate se non mi sono fatta sentire per un po’, ma sono stata poco bene. Come molti di noi, almeno credo, ho sottovalutato l’influenza di quest’anno pensando come al solito di essere invincibile…un raffreddore più forte nulla di più! E sì che quando ero piccola sentivo sempre i grandi che dicevano:”non sottovalutare mai l’influenza, ricordati che ci fu la ‘Spagnola’ che ha fatto moltissime vittime…” Ero piccola e pensavo che fosse solo uno spauracchio per farmi rimanere a letto o a casa. Non mi ero mai chiesta come mai avevano ancora memoria di un evento accaduto ai primi del 1900. Oggi lo so, ma ho pagato pegno per la mia presunzione e superficialità. Ok, non voglio più tediarvi, ma questa volta fra malattia, parenti ed amici e io ci metterei pure il freddo, il periodo delle vacanze natalizie è volato via a una velocità pazzesca. Frase trita e ritrita, ma vi soffermate mai a pensare come funziona ciò che noi chiamiamo tempo? Sarà capitato a tutti o a molti di arrivare tardi perché prima non vi siete accorti del passare dei minuti. Non so, magari stavate semplicemente parlando con una persona con cui vi trovavate a vostro agio, e discutevate in modo sereno e convinti che fosse passata mezz’ora vi siete salutati. Passati poi all’appuntamento successivo o al ritorno a casa vi siete accorti che in realtà erano passate più di due ore! e quei minuti dove sono finiti?! Non li avete vissuti?! Ancora, quando state in fila a uno sportello, se la fila è un po’lenta o si ferma sembra che si sia fermato anche l’orologio. I minuti di attesa si dilatano e sembrano non passare mai…

Credo che noi abbiamo una visione degli accadimenti distorta  obbligata  dalla durata della vita. Se riusciamo a superarla forse percepiremmo un continuum, un’assenza di temporalità così come la intendiamo. Vi saluto con un invito: incontriamoci domani, che è oggi ed è ciò che è stato…