Cari nonni di tutto il mondo

 

In questo recente e difficile passato abbiamo parlato, discusso, pensato ai grandi problemi che l’umanità sta attraversando, Covid in testa, guerra, fame, depressione, crisi, morti. Ma si è parlato così poco dei nonni, degli anziani sì, ma i nonni?

Queste figure che nei tempi passati, in tutte le culture, venivano rispettati se non venerati perché scrigno ricolmo di saggezza, esperienza e tradizioni da poter tramandare ai nipoti. Ora molti di loro sono stati privati della gioia di poter vedere i propri nipoti, triste, ma diciamoci la verità nella nostra società è veramente così? Da quello che osservo e sentito i nonni vengono usati come supporto per famiglie, bene fin quando però non si passa il limite e vengono molto più semplicemente sfruttati. Quando vanno avanti negli anni e non sono più “idonei” diventano un peso. Si lasciano soli o affidati a badanti “assolutamente di fiducia!” Estraniandoli dalla vita familiare. Altre volte messi nei centri, istituti, pensioni, chiamateli come volete, sono posti a loro estranei senza i ricordi, senza il calore della quotidianità a cui erano abituati da sempre. Si sentono smarriti, spesso si adeguano e sembra che si divertano persino, in realtà portano un grande vuoto dentro. È sì, come vecchi stracci sporchi vengono buttati.

Stupidi che siamo! Capiamo che stiamo buttando via un tesoro, un tesoro così ricco di affetto, sapienza, ricordi di come eravamo, di insegnamenti per figli e nipoti. Un tesoro immenso einesauribile. Eppure nessuno li vuole. Ho il lavoro, tanti impegni, i ragazzi ormai sono grandi non hanno tempo, hanno la loro vita. O poi, per giustificare il tutto, ogni tanto andiamo a trovarli, magari con dei piccoli regali, così ci sentiamo a posto senza capire cosa stiamo perdendo.

Torta stortignaccola!

Ciao ragazzi, come avete passato la Pasqua? questa è la foto della torta che ho fatto per festeggiareTorta Pasqua 2016,jpg ed invero era proprio stortignaccola o, come qualcuno ha suggerito, sembrava la Torre di Pisa, ma era la prima volta che mi cimentavo in una torta a tre piani! l’importante è che era buonissima :-), ma soprattutto importante è l’impegno e l’amore che ci ho messo nel realizzarla perché fosse per tutti noi una Santa Pasqua speciale, piena di serenità e gioia.

Devo dire che, non so se è stata complice la panna o la crema, sicuramente il Signore che ci ha donato una giornata splendida e così il tempo è passato veramente pieno di armonia, di spensieratezza. Abbiamo riso, scherzato, giocato, super mangiato, tutti insieme come ormai non capita quasi più! Come se per un po’ ci trovassimo in campo neutro, al di fuori di qualsiasi rancore, lontani dal lavoro, amici, amanti…senza smartphone, tablet…, si potrebbe dire “come ai vecchi tempi”, ma senza nostalgia, solo la constatazione di quanto oggi diventi difficile stare solo e semplicemente insieme alle persone care rilassandosi nel conforto dell’affetto. Con la speranza che anche tutti voi abbiate passato una Pasqua simile aspetto di sapere da voi come è andata!

Racconto di Natale

L’altr’anno il 25 dicembre mi trovavo a Goa, India, e a parte il fatto che a mezzo giorno la sabbia bruciava con tutte le scarpe, nulla, ma proprio nulla faceva pensare al Natale. Dopo una giornata passata al sole ed in giro, stanchi morti, con l’idea di andare alla messa di mezzanotte perché ci avevano assicurato che li c’era una grossa comunità cristiana, abbiamo deciso di cenare al “ristorante” (eufemismo) vicino all’albergo.  Con piacevole sorpresa abbiamo visto che tutto il portico era pieno di americani. Piacevole sorpresa, primo perché’ gli americani come si sa’ sono pazzi per il Natale ed in secondo luogo, non meno importante, perché’ sicuramente avremo mangiato meglio del solito. Così in effetti e’ stato, un ottimo maialino in agro dolce e non il solito pollo, che se anche buono e cucinato in mille svariati e gustosi modi, dopo venti giorni non lo ami più ve lo posso assicurare. Altre portate ed un dessert all’americana, finalmente non smielato e a base di cioccolata. Insomma potevamo ritenerci contenti per una cena di Natale così lontano dalle nostre tradizioni, con i turisti americani che già alticci, si erano portati gli alcolici, avevano tirato fuori i classici cappellini di Santa Claus e tante stelline. Stavamo finendo il dolce quando ci ha raggiunto il suono di una musica chiassosa, canti e risa e in men che non si dica, la stradina si e’ riempita con una strana processione. Un gruppo di persone disomogeneo, mascherati in modo assurdo.

Mi e’ rimasto impresso un bambino di circa quattro anni vestito in giacca e cravatta, che sembrava un nano. Alcuni erano personaggi dei cartoni animati, altri semplicemente si erano messi addosso tutto ciò che avevano trovato. Sudati con il caldo non più mite della sera, cantavano a squarcia gola, ora in indi, ora in un improbabile inglese, e con grande albero-narni_hdrgioia ed entusiasmo si sono fermati e poi, uno ad uno, sono venuti a farci gli auguri. E’ stata una strana esperienza, sicuramente gioiosa, ma c’era un qualcosa di surreale. Intanto mancava poco a mezza notte e ci siamo avviati per la messa.
Non avrei mai immaginato una cosa simile! Era fuori dalla chiesa, sotto una specie di portico enorme, ci saranno state non meno di quattrocento/cinquecento persone, tutti vestiti in pompa magna, chi con abiti tradizionali, chi all’occidentale, ma in lungo. La funzione e’ iniziata con il tradizionale suono della campana, seguito subito dal frastuono di fuochi d’artificio. Sono entrati in processione gli officianti ed hanno iniziato il rito, parlando sia in Indi che in Inglese, ma il tutto e’ sempre stato accompagnato da canti e musica molto vivaci e allegri. Bambini addormentati in braccio, un classico, ragazzette attente al loro abbigliamento, fedeli che seguivano compresi e contriti, un grande incessante brusio di sottofondo. Al momento della comunione, come per incanto, e’ sceso il silenzio su tutte quelle persone, ma di li’ a poco, tutto e’ ricominciato, con un inusitata allegria, tutti sorridevano e si scambiavano cenni di saluto e di augurio inchinando il capo. Io stessa ho salutato almeno un centinaio di persone mai viste e che quasi sicuramente non rivedrò mai più, sorridendo contenta. La messa si e’ conclusa con un assordante esplosione di fuochi d’artificio. Non so, mi sono sentita bene, non a casa, ma a Natale!!!

Prossimi appuntamenti

Se potete intervenite!!!  🙂

 Giovanna Foresio

 Presentazione

 LUCE

Mercoledì 18 novembre, ore 18,0

Museo del Giocattolo
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Il Museo del giocattolo è in

                      Via Vincenzo Coronelli 24/26°

Roma

Autobus 105 da Roma Termini, n. 81 da Prati, Tram n. 19 da Parioli/Università/San Lorenzo          

Venerdì 27 novembre, ore 18,0

                     Libreria Pagina 348, Via Cesare Pavese 348

Roma

Giovane Holden Edizioni  clip_image002

Luce, libro d’esordio della gallerista romana Giovanna Foresio. L’autrice prende in prestito la storia di un rapimento annunciato per esplorare l’animo umano, l’incapacità di relazionarsi non solo con gli altri, ma prima di tutto con se stessi. Talvolta le circostanze ci inducono a sentirci fragili e impotenti di fronte alle avversità, all’imprevisto, alla cattiveria. Evadere in una realtà parallela in cui buio e luce si frantumano fino a confondersi e confonderci diviene l’unico desiderio. La protagonista di Luce è una donna che da sempre ha sofferto e soffre in silenzio: bambina per la morte del padre e del fratello minore, donna per l’uomo che le vive accanto e che un giorno l’ama alla follia mentre il giorno dopo umilia e la brutalizza. Riservata, quasi timida, Barbara possiede una grande determinazione interiore che le permetterà di affrontare faccia a faccia i suoi demoni.     Giovane Holden Edizioni

Musica, che ne pensate?

Una sera a Los Angeles
Era da poco calato il sole e già si era fatto buio. Ora di cena. Ci siamo fermate in una tavola calda, mia figlia poco più che ventenne ed io. Era un locale come tanti altri, anzi forse un po’ squallido nonostante fossimo ancora in una zona centrale della città. Siamo entrate e, stanche morte, abbiamo iniziato a mangiare. C’era un po’ di gente, una signora sola di poco più grande di me, credo. Due ragazzi sui vent’anni, un giovane uomo direi lindo e pinto , con giacca e cravatta classico yuppie, come venivano chiamati i broker di Wall Street in N.Y.C. In fondo un gruppo di ragazze e vicino un gruppetto di sei, sette persone, misto uomini e donne. Moglie e marito con il figlioletto afroamericani. In un angolo, un vecchio barbone che aveva rimediato i soldi per farsi una birra. Accanto un coppia di giapponesi? Probabile. Una serata come tante, in un locale come tanti in una qualsiasi grande città.                                          Tutto normale, ma ad un certo punto dagli altoparlanti sono uscite le note di:” Another Brick in the Wall … ”  dei Pink Floyd. Il gestore ha istintivamente alzato il volume. La signora vicino a noi ha fatto l’urlo di Roger Waters, battendo contemporaneamente i pugni sul tavolo. In men che non si dica tutti abbiamo iniziato a cantare insieme. Qualcuno si è alzato in piedi. Altri hanno incominciato a ballare, lì fra i tavoli. Tutto l’ambiente si è animato, eravamo contenti, partecipi ed al di là dell’età, della nazionalità, della lingua, dell’estrazione, di…, per pochi minuti siamo stati tutti fratelli

Se ne avete voglia ascoltate….. https://www.youtube.com/watch?v=4ZKvkRSBEGI&index=1&list=PLYjaa9h0s4AasTvcKPAWEFi2lC3-qtXCW

e godete…!!! 🙂 Credo ancora nel potere rivoluzionario e unificante della musica e voi? Scrivete cosa ne pensate. Grazie