ROLLING STONES

Ragazzi forse molti di voi non lo sapevano, ma io in realtà sono una rocchettara! Come mi chiamava un’artista “la mia gallerista rocchettara”. Inutile dirlo la mia passione sono loro The Rolling Stones, il mio mito di sempre. Li ho sentiti dal vivo diverse volte, la prima ero una pischelletta di tredici anni, ma rivedendo i video, anche loro erano ancora giovanissimi ed inesperti. Allora non ero una di quelle ragazzine che urlavano e si strappavano i capelli, ma devo confessarlo tornai a casa completamente  afona e pazzamente invaghita di Mick.  Poi li ho rivisti direi ogni 10 anni, un volta li ho lisciati per un giorno a Las Vegas, stavano nel mio stesso albergo e io avrei voluto pagare qualcuno della security per riuscire a raggiungerli, ma poi ho desistito…  Molti di noi hanno delle passioni e per me una e’ sempre stata loro, non solo la loro musica, ma anche loro come personaggi, la loro indistruttibile vitalità. Il loro riuscire ad essere ancora grandi nonostante il loro abuso di tutto. Per me in qualche modo rappresentano l’immortalità della musica. Uno come Keith al posto dei globuli rossi ha le note musicali, lui vive la musica, la sogna, lo consuma, la musica per lui e’ vita stessa. E lei ricambia con un’energia pazzesca.

Ebbene oggi ho fatto una rinuncia per me grandissima! Non ho comprato in prevendita i biglietti per il loro prossimo concerto in Italia a settembre, probabilmente l’ultimo. A parte il costo veramente esagerato anche per una band come la loro, fra tutte le opzioni erano rimasti sì e no dieci biglietti disponibili e mi sono detta (chissà perché) li ho visti e sentiti tante volte forse è più giusto lasciare il posto ai più giovani, che magari non lo hanno fatto mai. Per capire dovete anche sapere che andare ad un loro concerto mi carica di un’energia pazzesca che mi dura per mesi….oltre al divertimento e alla gioia.

Allora con rimpianto vi invito ad andare, non perdete l’occasione!!!!!!!!

Musica, che ne pensate?

Una sera a Los Angeles
Era da poco calato il sole e già si era fatto buio. Ora di cena. Ci siamo fermate in una tavola calda, mia figlia poco più che ventenne ed io. Era un locale come tanti altri, anzi forse un po’ squallido nonostante fossimo ancora in una zona centrale della città. Siamo entrate e, stanche morte, abbiamo iniziato a mangiare. C’era un po’ di gente, una signora sola di poco più grande di me, credo. Due ragazzi sui vent’anni, un giovane uomo direi lindo e pinto , con giacca e cravatta classico yuppie, come venivano chiamati i broker di Wall Street in N.Y.C. In fondo un gruppo di ragazze e vicino un gruppetto di sei, sette persone, misto uomini e donne. Moglie e marito con il figlioletto afroamericani. In un angolo, un vecchio barbone che aveva rimediato i soldi per farsi una birra. Accanto un coppia di giapponesi? Probabile. Una serata come tante, in un locale come tanti in una qualsiasi grande città.                                          Tutto normale, ma ad un certo punto dagli altoparlanti sono uscite le note di:” Another Brick in the Wall … ”  dei Pink Floyd. Il gestore ha istintivamente alzato il volume. La signora vicino a noi ha fatto l’urlo di Roger Waters, battendo contemporaneamente i pugni sul tavolo. In men che non si dica tutti abbiamo iniziato a cantare insieme. Qualcuno si è alzato in piedi. Altri hanno incominciato a ballare, lì fra i tavoli. Tutto l’ambiente si è animato, eravamo contenti, partecipi ed al di là dell’età, della nazionalità, della lingua, dell’estrazione, di…, per pochi minuti siamo stati tutti fratelli

Se ne avete voglia ascoltate….. https://www.youtube.com/watch?v=4ZKvkRSBEGI&index=1&list=PLYjaa9h0s4AasTvcKPAWEFi2lC3-qtXCW

e godete…!!! 🙂 Credo ancora nel potere rivoluzionario e unificante della musica e voi? Scrivete cosa ne pensate. Grazie